Che cosa motiva lo spostamento da un luogo all’altro del pianeta, se il viaggio si riduce a ripetute soste di consumo? Il post turismo, una nuova forma di colonialismo economico che si fonda sul piacere dell’inautenticità.

Artwork digitali realizzati da White. Direttore creativo: Carlotta Petracci. Pubblicato precedentemente sul numero 21 di Oxygen, il magazine di Enel, edito da Codie Edizioni. Anno 2013.

Lo scopo della vacanza consiste nel capovolgimento del quotidiano, nella possibilità di essere “altro” da sé in relazione al mutamento di luogo e all’allontanamento da un contesto familiare con cui ci si identifica. Ciò che però colpisce nelle analisi della sociologia, dell’antropologia e della geografia contemporanee è la percezione che sia il quotidiano ad essere cambiato. La proliferazione di shopping mall, punti vendita di marca altamente spettacolari, ristoranti a tema o multietnici, centri benessere, alberghi, all’interno delle città suggerisce una riflessione sulla loro progressiva “turisticizzazione”. Che cosa motiva lo spostamento da un luogo all’altro del pianeta, se il viaggio si riduce a ripetute soste di consumo? Il turismo oggi è un fenomeno soggetto alle leggi della moda, come dimostra anche il ciclo di vita delle destinazioni, molto sensibile alle relazioni e alle implicazioni tra domanda ed offerta, basate sui valori e le aspettative dei consumatori. Come osserva Savelli, i luoghi del turismo “vengono inventati da individui che vivono condizioni di originalità e di marginalità in rapporto al mondo”. Vengono cioè consacrati attraverso i media da personaggi famosi, tanto che gli spostamenti diventano oggetto di imitazione.

Artwork digitali realizzati da White. Direttore creativo: Carlotta Petracci. Pubblicato precedentemente sul numero 21 di Oxygen, il magazine di Enel, edito da Codie Edizioni. Anno 2013.

Non appena un territorio diventa conosciuto, inizia un processo di emulazione che lo porta rapidamente alla congestione; allo stesso tempo i primi gruppi sentono la necessità di distinguersi, andando alla ricerca di altri luoghi e aprendo un nuovo ciclo. La successione di invenzione e diffusione conduce a mete sempre più lontane e insolite, a ribaltare le pratiche stagionali, talvolta a percorrere a ritroso la serie delle scelte turistiche del passato (Savelli Asterio, Sociologia del Turismo, pagg.92-93). A questa situazione va aggiunto il forte impatto della comunicazione multimediale sugli spostamenti. I consumatori postmoderni, in virtù del rapporto privilegiato che intrattengono col “mondo delle immagini”, sono sempre più mobili e disposti a consumare servizi e esperienze su scala globale e a fare comunità indipendentemente dal luogo in cui vivono. La pubblicità e il cinema diventano territori fecondi, densi di messaggi e metafore, in grado di stimolare sempre nuovi sogni e desideri. Il rapporto tra i luoghi e la comunicazione però è complesso. L’abitudine al consumo spettacolare congela la cultura in stereotipi e spinge verso la creazione di ambienti artificiali, a elevato contenuto simbolico, che comportano una disgregazione territoriale e sociale.

Artwork digitali realizzati da White. Direttore creativo: Carlotta Petracci. Pubblicato precedentemente sul numero 21 di Oxygen, il magazine di Enel, edito da Codie Edizioni. Anno 2013.

Quello del turista è un ruolo totale, la sua presenza non passa inosservata. La crescita deregolamentata del turismo può portare, oltre agli evidenti vantaggi economici, a conseguenze negative nei paesi di ricezione dei flussi turistici, in relazione ai processi di deterritorializzazione e segregazione, che comporta la costruzione di nonluoghi e contrived attractions, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, con i tassi di crescita più elevati. Le destinazioni turistiche sono vulnerabili, per questo motivo si sente parlare di una nuova forma di colonialismo economico, che comporta anche uno sfruttamento sociale e ambientale. “Ci si appropria di terreno agricolo, vi è stress inter-generazionale, in quanto le nuove generazioni sono messe in crisi dall’effetto-dimostrazione del comportamento e della ricchezza materiale del turista e stress intra-familiare, per la modificazione dei ruoli di maschi e femmine, vi è anche disarmonia nella comunità per la commercializzazione di cerimonie religiose e produzioni artistiche” (Prosser). Le relazioni sociali che si instaurano tra turisti e popolazioni indigene, sono più o meno conflittuali per via di diversi fattori. Tra i più importanti ci sono: la quantità di turisti che visita un luogo in relazione alla dimensione numerica della popolazione ospitante; il tipo di organizzazione dell’industria turistica; gli effetti del turismo sulle preesistenti attività agricole e industriali; le differenze economiche e sociali; gli alti standard di alloggio e servizio richiesti dai turisti; il bisogno di essere separati dai disagi della società ospitante (Urry John, Lo Sguardo del Turista, pag.90).

Artwork digitali realizzati da White. Direttore creativo: Carlotta Petracci. Pubblicato precedentemente sul numero 21 di Oxygen, il magazine di Enel, edito da Codie Edizioni. Anno 2013.

Il turismo diversamente dal viaggio non comporta un processo di interferenza culturale, anzi nelle sue manifestazioni assume un carattere fortemente ubiquitario, pur non escludendo completamente la socializzazione, attraverso la creazione di comunità temporanee tenute insieme da una forte carica emotiva. Accanto alla configurazione “romantica” dello sguardo del turista, nella quale l’enfasi è posta sulla solitudine, sulla privacy e su una relazione quasi spirituale con l’oggetto osservato, c’è l’alternativa dello sguardo turistico “collettivo”. La moltitudine infatti infonde un’atmosfera particolare al luogo, che viene definita carnacialesca, in quanto vuoto simulacro di quella carnevalesca. Il carnevale inteso come tempo della festa, tempo altro rispetto a quello quotidiano, è fondamentale come mezzo di risignificazione di un luogo da parte della comunità che lo abita. Il carnacialesco invece è definito dal tempo del consumo, è un pastiche di immagini e rappresentazioni che vengono prodotte con lo scopo di fondare una comunità effimera e temporanea. Le comunità per sé sono quelle che si definiscono in rapporto alla loro “inautenticità” o mancanza di responsabilità, sia nei confronti dei loro membri, che dei luoghi che le accolgono. Per questo motivo agenti di viaggio, accompagnatori e dirigenti di alberghi vengono descritti dai sociologi come surrogati di “genitori” o guide; figure necessarie alla protezione del turista, “dispositivi” di filtro, che scelgono quali oggetti ammirare e esperienze praticare.

Artwork digitali realizzati da White. Direttore creativo: Carlotta Petracci. Pubblicato precedentemente sul numero 21 di Oxygen, il magazine di Enel, edito da Codie Edizioni. Anno 2013.

Esistono comunque diversi tipi di turisti, spinti da diverse esigenze e motivazioni, più o meno autonomi e autosufficienti in rapporto ai loro spostamenti. L’ethos postmoderno che, come scrive Cohen (Minca Claudio, Spazi Effimeri, pag.193), induce a tralasciare la ricerca dell’autentico per abbandonarsi alla natura ludica dell’esperienza turistica, presenta sulla scena del nonluogo la nuova figura del post turista. Nella definizione che ne da Urry: “il post turista sa di essere un turista e che il turismo è un gioco, o piuttosto un’intera serie di giochi con molteplici testi e senza un’autentica singola esperienza turistica. Così, il post turista sa che dovrà mettersi in fila più volte, che ci sarà qualche scocciatura per la valuta estera, che la brochure patinata è un pezzo di cultura pop, che l’intrattenimento locale apparente-
mente autentico è tanto socialmente progettato quanto il bar etnico, e che il villaggio di pescatori in apparenza rustico e tradizionale non poteva sopravvivere senza le entrate del turismo”
(Urry John, Lo Sguardo del Turista, pagg.148-149). Il post turista sa che “quando va in qualche luogo storico, non è un viaggiatore del tempo; su una spiaggia tropicale, non è un nobile selvaggio; in un’area indigena, non è un osservatore invisibile. Risolutamente “realistico”, non può evadere dalla sua condizione di outsider” (Feifer, in Minca Claudio, Spazi Effimeri, pag.194). Alcuni viaggiatori cinici e disincantati apprezzano proprio la “non autenticità” dell’esperienza turistica e “si divertono grazie al gran numero di passatempo creati apposta per loro. Sanno che non esiste un’autentica esperienza turistica, ma che ci sono solo una serie di giochi e di copioni che possono essere interpretati” (Urry John, Lo Sguardo del Turista, pag.29). Abituati allo spazio saturo dei media e liberati dai vincoli psicologici della cultura alta, questi nomadi postmoderni perseguono il piacere fine a se stesso, godendo del contrasto delle esperienze dell’edutainment e della disillusione del re-play.

 

Saggio tratto da Extended Mind. Viaggio, comunicazione, moda, città, a cura di Carlotta Petracci, anno 2006. Post Turismo, Parte II.