Quando sono nate le House, che trasformazione ha subito il voguing dalle origini a oggi, in seguito alla sua esportazione. Quali sono i filoni principali e le categorie più discusse delle battle. Che ruolo hanno assunto le donne all’interno della Ballroom scene. Ne abbiamo parlato con Barbara Pedrazzi, a.k.a. La B. Fujiko, Mother del chapter italiano della storica House of Ninja newyorkese, nonché artefice della famosa Scandalous Ball di Milano.

V: Voguing e waacking: quando e dove nascono? In che cosa differiscono?

La B. Fujiko: Si tratta di due correnti nate all’interno della comunità gay, tra gli Anni Settanta e Ottanta. Il voguing a New York e il waacking a Los Angeles. Il voguing trae ispirazione dalla moda ed è tutt’oggi in evoluzione. Il waacking è sempre stato legato al cinema, in particolare al periodo del muto, delle sue dive e alla musica disco. Per questo motivo è più difficile mantenerlo vivo, soprattutto nei club. È uno stile di ballo che vive sull’espressività, su un’interpretazione teatrale e melodrammatica. Se la storia racconta di un abbandono, il ballerino col volto e col corpo mette in scena i sentimenti, lo struggimento connesso alla fine di un amore. In più il waacking non è una danza da battle. In parte lo è diventata, quando è stata introdotta in Europa, ma la battle rimane l’aspetto preponderante del voguing. “Throwing shade” significa “mettere in ombra”, “io sono meglio di te” ed è l’atteggiamento tipico della competizione all’interno della Ballroom scene.

V: Come e perchè emerge questa scena?

La B. Fujiko: Prima di tutto bisogna dire che è strettamente legata alle House, che rappresentano un sostituto della famiglia, in un periodo storico in cui essere nero, ispanico, omosessuale o transessuale significava venire ripudiati e abbandonati a sé stessi. Le House sono delle comunità con una gerarchia, composta da Mother, Father e Kids, che si sfidano nelle ball, delle competizioni altamente spettacolari.

V: Le sfide riguardano solo la danza?

La B. Fujiko: Assolutamente no. Non tutti ballano. Si tratta di un fenomeno molto più ampio. La maggior parte delle categorie provengono dalla comunità gay, come: Best Dressed, che premia il miglior costume, perché in origine, per loro si trattava di prendere parte a un sogno a tutti gli effetti, creando un ambiente in cui essere sé stessi. A questo proposito una categoria molto interessante è Realness, dove, per esempio, Fem Queen e Transmen dimostrano la compiutezza della loro cambio di genere. Negli Anni Settanta e Ottanta, essere reali, non sembrare uomini effeminati o al contrario apparire come donne in piena regola, era una questione di sopravvivenza in città. Nella categoria Realness, ancora oggi, ci si sfida a colpi di normalità, in base a “quanto si è passabili in strada”.

https://www.youtube.com/watch?v=_bdkPJJWHjw

V: La ball quindi è un evento?

La B. Fujiko: Esattamente. Le categorie sono molte, ne nascono continuamente di nuove, la scelta e la disposizione dipendono dall’organizzazione. Runway è la sfilata vera e propria, dove si imitano l’attitudine e la camminata di modelli e modelle. Body premia il miglior corpo, che può essere Fitness, Model, Muscle, Luscious. Con Sex Siren si premia la sensualità.

V: Suppongo ci sia una giuria. Come avvengono le selezioni?

La B. Fujiko: Sì, c’è una giuria abbastanza numerosa, soprattutto in America, composta da un minimo di tre-cinque persone fino a dieci o più. Si procede una categoria alla volta, fino al vincitore. Come nell’hip hop c’è una preselezione, che determina l’accesso o meno alla battle. Con la differenza che, mentre nell’hip hop si stabilisce a priori il numero di persone che si prenderanno, nel voguing passano tutti quelli che la giuria reputa all’altezza. Possono essere diciotto su venti, come due. I partecipanti si presentano uno alla volta e per prendere parte alla battle devono ottenere tutti Ten. Venire choppato, significa essere eliminato. Successivamente, nella battle vera e propria, si sfidano uno contro l’altro.

V: Com’è strutturata una ball?

La B. Fujiko: Si compone di una giuria, un dj e un commentator, il cui ruolo è assimilabile a quello dell’MC nell’hip hop, perchè parla sulla musica e scandisce il ritmo della battle, sottolineando quando vota la giuria, chi vince, quando entra un nuovo concorrente. È molto attivo. Per esempio in Runway, quando dice: “and pose”, occorre fermarsi e mettersi in posa.

https://www.youtube.com/watch?v=YrAylqSOSQU

V: Passiamo ora alla tua storia. Quando ti sei avvicinata al voguing?

La B. Fujiko: Nel 2008 ho vinto una borsa di studio di un mese negli Stati Uniti. Ballavo hip hop da diverso tempo. Era già un lavoro. Ma a New York ho avuto l’opportunità di conoscere molti pionieri, sia di voguing che di waacking.

V: Com’era la situazione in Europa o in altri paesi in quel periodo?

La B. Fujiko: Non c’era assolutamente nulla. Si iniziava a sentire parlare di voguing e di waacking, ma in maniera molto superficiale e episodica. Quando sono tornata da New York ho realizzato il valore della mia esperienza e delle persone che avevo conosciuto. Nel mentre l’Europa cominciava a aprirsi. Alcuni eventi hip hop iniziavano a introdurre qualche classe di voguing e di waacking. Non era più necessario andare a New York. Magari si prendeva un volo per Parigi. Così, anche se in pochi, alcuni di noi sono diventati pionieri nei paesi di origine. Lentamente però la compresenza all’interno degli eventi hip hop è diventata un limite, perché il voguing era diverso e aveva molte categorie e tre filoni principali: Old Way, New Way e Vogue Femme. Nonostante internet non fosse allo stato attuale e fosse più difficile informarsi, sono nate le prime ball.

https://www.youtube.com/watch?v=JIKzehkxb68

V: Anche in Italia?

La B. Fujiko: Certamente. Le ball più importanti le ho organizzate a Milano. Prima però ho vissuto a Bologna, dove insieme al Cassero ne ho realizzate alcune più piccole. La ball più grande che organizzo ora è quella di novembre a Milano, la Scandalous, che è un format che ho ripreso da una più piccola, organizzata al Cassero. Ogni ball ha un tema, così come ogni categoria.

V: Torniamo agli stili. Mi parlavi di Old Way, New Way e Vogue Femme. Che cosa significano queste distinzioni?

La B. Fujiko: Old Way identifica tutte le categorie che facevano parte del periodo iniziale del voguing. Quando si ballava sulla musica funk e disco. I movimenti erano geometrici ma più lenti e c’erano molti richiami al breaking. La dip, la tipica caduta del voguing viene da lì, perché si tratta di danze di strada, non accademiche, quindi c’era una forte contaminazione. Il New Way invece è una categoria molto riconoscibile da un punto di vista visivo. Prima veniva chiamato “perfomance with stretch” o “perfomance with gymnastics”, e rimanda al contorsionismo. Lo stile più popolare, chiacchierato e virale oggi è il Vogue Femme. Ha cinque elementi: hands performance, catwalk, duckwalk, floor perfomance, spin and dip.

https://www.youtube.com/watch?v=e3DkisqhElI

V: Donne e Ballroom scene: appropriazione o trasformazione?

La B. Fujiko: La grande affluenza di donne, europee, asiatiche, russe a New York e la richiesta di imparare le tecniche del voguing ha cambiato senza dubbio la composizione delle scene. Inizialmente l’impatto è stato così forte, che a lungo si è discusso su questa apertura. Non dimentichiamo che si trattava di un fenomeno nato all’interno della comunità gay di colore, quindi, l’interesse delle donne eterosessuali, sulle prime, è stato vissuto come un’appropriazione. Il processo però è stato inarrestabile. Una trasformazione che ha motivato anche l’introduzione della categoria Woman’s performance, che comprende le donne biologiche.

V: Perché le donne si sono avvicinate al voguing?

La B. Fujiko: Penso che l’espressione della femminilità sia una buona chiave di lettura, soprattutto nel caso del Vogue Fem. Le ball erano ambienti in cui si poteva tirare fuori quella femminilità che all’esterno era negata. Dove, per esempio, le Fem Queen, gli uomini diventati donne, in transizione, operati o che stavano facendo la cura ormonale, venivano celebrati, avendo la possibilità di esprimere liberamente la propria sensualità e la loro voglia di sentirsi dive. Nel 2008 quando mi sono trovata in una classe di Archie Burnett, che è stato uno dei miei mentori, sono rimasta sconcertata da quanto quell’uomo di colore, muscoloso, alto due metri, riuscisse a essere più femminile di me, semplicemente camminando. L’ho vissuta come una sfida. Venivo dall’hip hop, che è una danza molto maschile, dove l’essere donna non viene particolarmente valorizzato. Neppure attraverso l’abbigliamento, a quei tempi. Credo che, per molte donne, come per me, il voguing rappresenti un modo per riscoprire la propria femminilità.

https://www.youtube.com/watch?v=Us-yvjTUepA

V: Entrare a far parte della scena voguing però è questione culturale, che non va presa con leggerezza. Giusto?

La B. Fujiko: Esatto. Bisogna conoscere approfonditamente la Storia e cercare sempre una connessione con la comunità Lgbtq. Soprattutto dopo la serie Pose di Netflix, che ha fatto letteralmente esplodere il fenomeno. L’idea che si possa fare un ball in qualsiasi locale è sbagliata. Esistono delle reti consolidate.

V: Approfondiamo invece la storia delle House.

La B. Fujiko: La prima è stata la House of LaBeija, nata nel 1972. House of Ninja è parecchio successiva; si è formata negli Anni Ottanta a New York, grazie a Willi Ninja, il fondatore. Javier Ninja, Benny Ninja e Archie Burnett, tre figure che sono state fondamentali per il mio percorso, sono stati i primi a esportare internazionalmente il voguing, venendo invitati in Asia, Europa e Russia, insegnandolo a una nuova generazione. Questo è il motivo per cui House of Ninja si è diffusa più delle altre, con chapter in ogni paese. Io, per esempio, sono Mother del chapter italiano ma ce ne sono ovunque, fino al Giappone e al Taiwan.

https://www.youtube.com/watch?v=o47CwiJLpes

 V: Quali sono i criteri di selezione per entrare a far parte di una House?

La B. Fujiko: Devi essere invitato da un parent, cioè da qualcuno che abbia il potere di introdurti. Poi ognuno stabilisce i propri. C’è chi è più strategico e può farti entrare perché considera il talento per vincere le competizioni un aspetto fondamentale. Io oltre a quello, devo avere stretto un legame personale forte e adatto alla mia House. Quindi, l’opinione degli altri è importante. Non decido da sola.

V: Quante tipologie di scene esistono?

La B. Fujiko: Ce ne sono due parallele: la Major e la Kiki. La Major è quella ufficiale, la più grande, quella che per me è rappresentata da House of Ninja e dagli eventi maggiori, come la Scandalous Ball. La Kiki scene invece nasce sempre a New York per i più giovani, principalmente per allenarsi. È meno impegnativa, più propedeutica. In Italia la Kiki è molto sentita, perché all’interno abbiamo collocato tutti i primi gruppi di voguing. La mia Kiki è la B-Fuji, dove sono Overall Mother, ovvero sono a capo di due chapter: uno italiano e uno olandese.

https://www.youtube.com/watch?v=NJgSUIOpT9s

V: Relazioni con la musica. Ruolo e tipologie.

La B. Fujiko: Durante la ball ogni categoria ha una musica differente, perché è al servizio della perfomance. In Runway si privilegia la house e la scelta è più libera. In Face si usa la disco, perché è più lenta. In Sex Siren va più l’RnB perché è molto sensuale. La traccia iconica del Vogue Femme è The Ha Dance dei Masters At Work, perché ha un beat base che è stato molto utilizzato. Inoltre su “The Ha” c’è una sorta di crash, perfetto per la dip, la caduta tipica del voguing.

V: Il dj fa parte della scena oppure è una figura esterna?

La B. Fujiko: È qualcuno che fa parte dell’ambiente, che spesso partecipa alle ball, conosce le tendenze, sa come assecondare le perfomance. Per un esterno sarebbe difficile comprendere le dinamiche che regolano le battle e per qualsiasi organizzatore sarebbe impossibile spiegarle ogni volta.

 

Intervista pubblicata sul numero 51 di Artribune.