Gli style magazine nascono con rabbia e humor a metà degli Anni Ottanta. Si tratta di testate indipendenti che prendono le distanze dalla produzione degli immaginari patinati della moda, tanto quanto dalle incursioni nel lontano ammantato di utopia del turismo, privilegiando l’adesione a un’altra realtà, più cruda, autentica, vera. Sarebbe fuori luogo però pensare che muovendosi in direzione antagonista rispetto ai glossy magazine, queste riviste siano prive di utopia. Al contrario è proprio quest’ultima ad aver conferito loro una forte individualità, facendo leva su: contestazione, stravaganza, sessualità e aprendo la strada a nuove forme espressive e tematiche. Questo, almeno, alle origini. Oggi diversi principi sono stati traditi. Molte di queste testate che avevano cominciato un duro percorso sulla strada, che gli edicolanti non volevano neppure vendere, ora sono diventate parte dello stesso sistema commerciale che criticavano.

Still da video. Label, a magazine unlike any other. Scritto e diretto da Carlotta Petracci. Prodotto da White.

Non solo si sono avvicinate al mainstream, ma anche al lusso e alla sua seduzione. È il caso di i-D, che è riuscita a resistere nel tempo, al contrario di The Face, avendo giocato a lungo sul confine tra mainstream e avanguardia, e che ora sta muovendo verso un’immagine più sofisticata, o di Dazed&Confused, che prima della riconoscibilità internazionale, ha rappresentato un’importante piattaforma di lancio per talenti come Alexander McQueen, per esempio. Oggi invece, insieme alla bibbia di stile a tiratura semestrale Another Magazine, mantiene una poco convincente retorica underground. Più interessanti sono i casi di Purple e Neo2. La prima, è una rivista francese che continua a qualificarsi come outsider da più di dieci anni. Estranea alle pressioni, alle tendenze, al calendario, allo status, vanta collaborazioni sempre intelligenti e inattese. La seconda si propone di mappare le trasformazioni del territorio spagnolo, con riferimento alla capitale Madrid e a Barcellona, quest’ultima soprattutto sul fronte musicale. Nel documentario che segue, Label. A style magazine unlike any other, scritto e diretto da Carlotta Petracci e prodotto da White, invece viene presentato il caso di Label, tra i primi style magazine indipendenti italiani.